THEATRON – TEATRO ANTICO ALLA SAPIENZA SPERIMENTA IL TEATRO VIRTUALE
Oltre 30 collegamenti virtuali per lo studio del testo, 12 sessioni notturne per la registrazione, oltre 35 partecipanti di cui una in Sud America, circa 60 ore di lavoro di post produzione multimediale, un’ora di spettacolo rappresentato su una piattaforma virtuale. Sono questi in numeri della tragedia Agamennone, lo spettacolo teatrale messo “in scena” quest’anno da Theatron –Teatro antico alla Sapienza, disponibile dal 25 giugno alle ore 16 su questa pagina.
In piena fase di lockdown il gruppo di attori e traduttori non ha potuto condividere il momento essenziale del lavoro sulla messa in scena, l’uno accanto all’altro, nel respiro collettivo degli odori del palco e nella percezione delle reciproche emozioni, come in ogni spettacolo teatrale dal vivo. La difficoltà di fare le prove a distanza, il contatto costante con il gruppo dei traduttori per poter rendere compatibile il testo con le possibilità offerte dall’ambiente virtuale, la necessità di trasformare oggetti di uso comune in materiali di scena, sono tutti elementi sui quali riflettere prima di proiettarsi nella visione di questo spettacolo.
Le luci fioche, i volti singoli degli attori racchiusi nella cornice dello schermo, le parole di Eschilo pronunciate in un tempo che non è più suo, ed un montaggio che del buio ha fatto il suo timbro estetico, rendono questo spettacolo un esperimento di continuità tra un tempo passato che non muore e il futuro, un tempo che si muove sul progresso della tecnologia. La sfida è dunque quella di educare il futuro al rispetto del passato, e come una lanterna illuminare la sete di conoscenza.
Alcune note di regia e di traduzione sono un ulteriore contributo per gli spettatori, reso disponibile dalla prof.ssa Anna Maria Belardinelli, responsabile del progetto Theatron – Teatro antico alla Sapienza e da Adriano Evangelisti, regista e direttore artistico.
- Credits
Coordinamento
Anna Maria Belardinelli
Ideazione e regia
Adriano Evangelisti
Aiuto regia
Luigi Di Raimo
Realizzazione video
Leonardo Imperatori
Andrea Memoli
Suggestioni sonore
Dario Arcidiacono et alii
Traduzione a cura del Laboratorio 2014
Aretina Bellizzi
Gianmarco Bianchini
Manuel Caglioti
Roberta Carlesimo
Francesca Paola Di Pasquale
Luigi Di Raimo
Chiara Fabrini
Martina Farese
Ketty Galiano
Leonardo Gallato
Chiara Monaco
Chiara Ridolfi
Federica Rossetti
Valerio Tripoli
Revisione alla traduzione a cura del Laboratorio 2020
Tancredi Anzalone
Alessiaedvige Attivissimo
Priscilla Bonifazi
Umberto Casa
Beatrice Celli
Giovanni Chessari
Roberto Di Tuccio
Domitilla D’Onofrio
Giacomo Evangelisti
Rosanna Fortugno
Andrea Marcucci
Ludovico Oddi
Patrizio Pitzalis
Tiziano Presutti
Domiziana Scarafoni
Mattia Spedicato
Tommaso Suaria
Con la collaborazione di
Ketty GalianoLaboratorio di messa in scena
Francesco Biagetti
Francesca Boldrini
Bianca Buzzi
Leonardo Calderari
Sara Cambedda
Angelo Giorgio CavaliereClaudia Cerulo
Aurora Cesaroni
Giorgia Cucurachi
Giovanni Dalli Cardillo
Federica Demontis
Egidio Di Lorenzo
Roberta Di Somma
Alessia Giallorenzo
Elena Giuliano
Thomas Layton
Luigi Lucà
Enrico Manes Gravina
Andrea MemoliLaura Motta
Simone Pepponi Fortunati
Alice PesceBenedetta Petrini
Francesca Pimpinelli
Martina Pontuali
Pasquale Reccia
Annaclara Sileo
Vincenzo Silvestri
Carolina Teresi
Diletta Vicari
Alberto Vittone
- Note di regia
“Da tempo ho il silenzio come unica cura al danno” (V.548)
Dopo un silenzio collettivo di sgomento ed incredulità abbiamo strenuamente creduto che fosse necessario iniziare a curare “il danno” anche con la parola. Anzi, con il suono delle parole, con tutti i linguaggi sonori connessi alla loro pronuncia tanto in italiano quanto in greco antico, e insieme a loro, per estensione, con tutte quelle suggestioni acustiche capaci di incantare immediatamente uno spettatore e proiettarlo in una lunga notte fuori dal tempo. Il buio nel quale ci siamo ritrovati di colpo e dal quale tentiamo di uscire emotivamente e fisicamente con il conforto di una labile luce è lo stesso buio rischiarato da un piccolo fuoco dentro al quale si muovono i protagonisti della tragedia Agamennone, in bilico tra speranze e timori, sospetti e premonizioni, paura e sgomento. Ma forse ancora, come tutti noi, mossi da un ultimo, incrollabile istinto di sopravvivenza.
La rinuncia al calore dell’incontro fisico e l’impossibilità della ludica condivisione di cui l’esperienza teatrale si nutre non hanno tuttavia pregiudicato la felicità di trovarci, di stare insieme, di farci compagnia. Di essere una Compagnia.
Questa sorprendente coesione ha avuto la capacità di trasformare ogni ostacolo in una opportunità, facendo di un accendino una lanterna, di un rossetto una lama, di un guanto una quinta. E di una piattaforma virtuale un inedito quanto suggestivo palcoscenico.
- Note di traduzione
“La traduzione di un testo di Eschilo solleva diversi problemi, per la sua densità e per l'intrinseca complessità del lessico e della sintassi, nonché, ovviamente, per l'arcaicità dei referenti culturali. La volontà di mantenere la forza del greco e di trasferire la potenza dell'immaginario e della lingua greca nella lingua italiana - questa ci è sembrata la via giusta da seguire, spesso anche a discapito di una traduzione rigorosa. Altre volte, al contrario, proprio la fedeltà al greco ci ha consentito di rendere la suggestione di alcuni passaggi del testo originale. Le tematiche della sophrosyne, del "buon senso", della pistis, dell'idea di Agamennone come uomo di successo e tutta la semantica dell'olbios, della ricchezza, della prosperità, sono solo alcune delle linee interpretative sulle quali si fonda la traduzione che, a volte, ha operato scelte audaci. D'altro canto, tradurre vuol dire scegliere e, perché no, anche osare.”
Queste parole sintetizzano lo spirito della traduzione dell’Agamennone pubblicata da Theatron nel 2014 e accolta con favore generale dalla critica e dal pubblico. La volontà di conferire maggiore potenza espressiva in alcuni passi controversi ci ha spinto a revisionare la nostra precedente traduzione sulla base dei più recenti commenti. Il lavoro di quest’anno è stato evidentemente diverso dagli altri, vista l'emergenza sanitaria che ci siamo trovati a fronteggiare. Si è discusso a distanza, ognuno nella propria casa: invece di riunirci fisicamente per discutere di Eschilo, è stata la viva voce del testo di Eschilo a entrare nelle nostre case e a guidarci, come un’unica mente, nelle profonde riflessioni che la tragedia offre.