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EtnoMuSa ci porta in Giamaica!

EtnoMuSa ci porta in Giamaica!

 

VIAGGIARE SUONANDO E CANTANDO: DALLO SPAZIO DELLE PROPRIE CASE, MUSICISTI E CANTANTI DEL GRUPPO ETNOMUSA FANNO IL GIRO DEL GLOBO E ATTRACCANO IN GIAMAICA!

Down the way where the nights are gay, and the sun shines daily on the mountain top I took a trip on a sailing ship, and when I reached Jamaica I made a stop…inizia così “Jamaica Farewell” un canto della tradizione afro-giamaicana che con il suo sound fatto di voci e di strumenti che spaziano dal violino al bouzouki riporta l’ascoltatore alle atmosfere esotiche delle isole caraibiche. Un viaggio emozionale che il gruppo EtnoMuSa, guidato da Letizia Aprile, ha voluto percorrere per dedicare un momento di piacevole evasione.

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I componenti del gruppo EtnoMuSa si sono sempre tenuti in contatto tramite chat perché legati da un forte vincolo affettivo (nella chat continuano ad essere presenti più di 40 persone passate in questi anni nel gruppo, tra ex musicisti e studenti Erasmus tornati nei propri paesi). Dopo un primo periodo di smarrimento, abbiamo deciso di riprendere a vederci tramite la piattaforma Zoom nel giorno e nell'ora dei precedenti incontri 'dal vivo', quindi abbiamo iniziato a provare e videoregistrare un brano, ogni musicista facendo la sua parte con il proprio smartphone. Si è scelto Jamaica Farewell, un brano che per ragioni generazionali il gruppo ha conosciuto solo nel laboratorio EtnoMuSa, e che avevamo già proposto negli ultimi concerti prima dello svilupparsi della pandemia. Un pezzo quindi, abbastanza sperimentato e dalla struttura piuttosto semplice, divenuto famoso negli USA negli anni 50 grazie a Harry Belafonte e che riprende, nella sua melodia, un genere folk giamaicano chiamato "morna" (insieme al calypso, tipico delle isole caraibiche). Il brano, nel suo titolo e testo, ben si presta a questo periodo, richiamando, con allegria, orizzonti lontani sognati dalla propria casa. 

Sono presenti, oltre alle voci, le chitarre, i violini, i flauti, un ottavino e un clarinetto, vari tipi di percussioni (una esotica a forma di banana), un bouzouki e un kamancheh della nostra studentessa iraniana. Ciascun musicista ha quindi filmato la sua parte attraverso lo smartphone, con in cuffia una base ritmica di riferimento. Il tutto è stato mixato nel suono da Davide Ambrogio, nostro etnomusacista, e poi assemblato nel video da Gabriele Cavallari.

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